Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello - di Alessandro Aversa
"Uno , nessuno, centomila" è un romanzo
nel quale le riflessioni e lo stile argomentativo prendono il
sopravvento sulla svolgimenti dei fatti , grazie ad una serie di ragionamenti
incentrati sulla ricerca dell’io.
Il
protagonista è Vitangelo Moscarda ,
figlio di un noto banchiere dal quale eredita la banca e la professione di
usuraio, grazie alla quale vive una vita agiata e senza troppi problemi.
Inizialmente il protagonista non soffre di nessun
particolare turbamento o angoscia,
fino al momento in cui un giorno
sua moglie Dida gli fa notare che il suo naso pende leggermente verso destra.
Questa osservazione scatena in Vitangelo una
crisi d’identità che gli fa capire che le persone che lo circondano tutti
giorni hanno un’immagine della sua persona differente da quella che lui pensava
, infatti lui non si era mai accorto di avere il naso pendente verso destra!
Quindi dopo aver constatato che l’immagine delle
sua persona non è oggettiva e varia a seconda di ogni persona, Vitangelo vuole
trovare qual è la sua vera identità, prima era solo uno , ora non è nessuno
dato che è centomila persone diverse , in base alla persona che ha davanti.
Così il protagonista incomincia ad avere dei comportamenti
inusuali con le persone con le quali entra in contatto , nel tentativo di
scrollarsi di dosso tutte quelle etichette che gli erano state affibbiate
ingiustamente.
Per esempio sua moglie Dida lo chiama
“Gengè” , e considera il suo Gengè
un uomo pacato , tranquillo e
come lo definiva lei “sciocchino” , ma Vitangelo non si rispecchia in questa
sua immagine, così si lascia andare in furiosi litigi per fargli capire che lui
non è quella marionetta che lei si ostina a chiamare Gengè.
Il protagonista inizia così a compiere azioni che
vanno contro la natura del Vitangelo Moscarda che tutti conoscevano in modo da
trovare la vera proiezione di se stesso.
Inoltre durante la ricerca di se stesso decide di
sfrattare un poveretto finito in miseria, per poi successivamente regalargli un
casa turbando l’equilibrio finanziario della banca.
Vitangelo arriverà per fino a voler vendere via
la banca per scrollarsi di dosso l’ingiusta etichetta di usuraio. Il protagonista è ormai considerato
da tutti un pazzo e dopo un altro litigio la moglie Dida lo lascia ed entra in
combutta con suo padre e con Quantorzo e Firbo, due collaboratori di Vitangelo.
Il loro scopo è quello di fare internare
Vitangelo in modo che non possa liquidare la banca.
In suo soccorso arriva Anna Rosa, un’amica di
Dida, che successivamente rimarrà spaventata dalle sue considerazioni sulla
vita e finirà col sparargli, ferendolo gravemente .
Su suggerimento di don Antonio Sclepis dona tutti
i suoi averi per fondare uno ospizio per poveri , nel quale va a vivere lui
stesso.
Solo qui finalmente Vitangelo può vivere una vita
libera , senza limitazioni , a contatto con la natura , rifiutando ogni ruolo e posizione
fino a non accettare persino il suo nome , infatti pensa che il nome sia una cosa che conviene
ai morti , una semplice epigrafe funerario.
La vita è un flusso continuo e il protagonista è
parte di esso , non si fissa in un'unica
forma o identità , ma continua a cambiare : «rinascere attimo per attimo», una
fusione totale con la natura e il mondo circostante: «muojo ogni attimo, io, e
rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa
fuori» ... a volte i pazzi sono quelli che hanno capito tutto.
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