Uno nessuno centomila: chi siamo realmente? - di Lorenzo Rizzitiello
Nel romanzo "Uno nessuno centomila" di Luigi Pirandello è presente una forte concezione vitalistica della realtà: tutta la realtà è vita, questa vita è in continua evoluzione e chi si distacca da questa trasformazione finirà secondo Pirandello per morire.
Così è l’uomo, si racchiude in un individualità e si presenta a se stesso con un altro volto, che è come una maschera che non fa vedere chi si è realmente. Così l’uomo crea un alterego di se stesso che presenta non solo alla propria presenza ma anche a quella altrui, anzi, ogni uomo sarà visto differentemente da ogni altro uomo. Io appaio in maniera diversa a ogni individuo che incontro in modo che la concezione di me sarà diversa per ognuno. Partendo dal presupposto della disgregazione dell'io individuale Vitangelo Moscarda inizierà la sua serie di pazzie: quando la moglie, per un semplice gioco, gli farà notare alcuni suoi difetti fisici che lui non aveva mai notato, primo fra tutti una leggera pendenza del naso, egli si renderà conto di come l'immagine che aveva sempre avuto di sé non corrispondesse alla realtà della sua persona come vista dagli altri.
La follia è infatti diventerà così lo strumento con il quale distruggere le falsità della vita sociale.
L’uomo sarà dunque costretto a cambiare egli stesso la concezione di se stesso, Moscarda non accetterà ciò che era diventato ai suoi occhi, distruggerà l’uomo che era e che sua moglie amava poiché non corrispondeva a lui. Vitangelo però sarà consapevole della sua follia tanto che ne prende atto e la accetta tanto che rinuncerà alla sua ricchezza derivata dal padre usuraio per creare un manicomio in cui andrà a vivere per trovare la pace con se stesso e arrivare a guardare se stesso e il mondo da un’altra prospettiva, ora lui detta le proprie regole e accettetta ciò che è.
Il titolo evidenzia ciò che è il percorso dell’uomo agli altri appari diverso per ciascuno quindi sarai centomila, tu ti senti uno ma alla fine capisci di essere nessuno poiché non sai chi sei veramente.
Così è l’uomo, si racchiude in un individualità e si presenta a se stesso con un altro volto, che è come una maschera che non fa vedere chi si è realmente. Così l’uomo crea un alterego di se stesso che presenta non solo alla propria presenza ma anche a quella altrui, anzi, ogni uomo sarà visto differentemente da ogni altro uomo. Io appaio in maniera diversa a ogni individuo che incontro in modo che la concezione di me sarà diversa per ognuno. Partendo dal presupposto della disgregazione dell'io individuale Vitangelo Moscarda inizierà la sua serie di pazzie: quando la moglie, per un semplice gioco, gli farà notare alcuni suoi difetti fisici che lui non aveva mai notato, primo fra tutti una leggera pendenza del naso, egli si renderà conto di come l'immagine che aveva sempre avuto di sé non corrispondesse alla realtà della sua persona come vista dagli altri.
La follia è infatti diventerà così lo strumento con il quale distruggere le falsità della vita sociale.
L’uomo sarà dunque costretto a cambiare egli stesso la concezione di se stesso, Moscarda non accetterà ciò che era diventato ai suoi occhi, distruggerà l’uomo che era e che sua moglie amava poiché non corrispondeva a lui. Vitangelo però sarà consapevole della sua follia tanto che ne prende atto e la accetta tanto che rinuncerà alla sua ricchezza derivata dal padre usuraio per creare un manicomio in cui andrà a vivere per trovare la pace con se stesso e arrivare a guardare se stesso e il mondo da un’altra prospettiva, ora lui detta le proprie regole e accettetta ciò che è.
Il titolo evidenzia ciò che è il percorso dell’uomo agli altri appari diverso per ciascuno quindi sarai centomila, tu ti senti uno ma alla fine capisci di essere nessuno poiché non sai chi sei veramente.
Commenti
Posta un commento