“Spingendo la notte più in là” di Mario Calabresi - di Daniele Saporito 4C

“Ho sempre paragonato ciò che ci è successo a un naufragio. All’improvviso si perde tutto, ci si ritrova sbalzati nell’acqua scura e profonda.” Con queste parole Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, sintetizza la sua  vita  e quella della sua famiglia dopo la morte del padre: una vita semplice, e dei  giornali che con la loro influenza  hanno portato all’uccisione del commissario della polizia milanese, in quanto accusato  della morte in questura dell’anarchico Pino Pinelli. Mario,  ha sempre cercato sia giustizia per il padre assassinato  sia  una figura che potesse sostituire quella paterna che  trovata in Tonino, un “pittore di sinistra”  amico della madre. L’elemento che più valorizza e caratterizza questo best seller è la descrizione, da un punto di vista interno e personale , della vita delle famiglie italiane colpite dal terrorismo. Non sono esposti  soltanto  eventi particolarmente  significativi della vita dell’autore e della sua famiglia, ma  vi sono anche  alcune interviste ai  parenti  di altre vittime del terrorismo. Dal momento che i fatti sono raccontati direttamente da coloro che li hanno vissuti in prima persona, ciò che è messo in risalto probabilmente sfuggirebbe a chiunque non sia stato “protagonista”. Ad esempio viene descritto come sia straziante per le vedove presentarsi ripetutamente in tribunale, non per commemorare il marito defunto, ma per sostituirsi a questi in aula. Un altro aspetto che potrebbe non essere notato dall’esterno è la mancata memoria delle vittime del terrorismo. Alla fine degli anni Novanta Luigi Calabresi nei rari casi in cui veniva ricordato era sempre accomunato alla morte di Pino Pinelli e mai al terrorismo. Solo con l’elezione a presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano la situazione cambia. Gemma Capra, vedova Calabresi, riceverà una medaglia in memoria del marito insieme ad altre donne, anch’esse mogli di vittime del terrorismo. Altre vicende riguardanti la vita dei parenti delle vittime, come citato precedentemente, sono descritte e si può cogliere come le sensazioni provate siano comuni nonostante a sentirle sono persone diverse ma legate da una simile e ahimè tragica storia: il terrorismo.
Daniele Saporito 4C

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