Tema sulla guerra - di Matteo D'Andrea

La parola “guerra” nel 21° secolo dovrebbe essere solo un lontano ricordo, un periodo buio ormai eliminato dalle nostre menti e presente solo sui libri di storia. Invece non è così: i conflitti al posto di scomparire, si moltiplicano e si diffondono in più parti del mondo, come se tutte le sofferenze del passato non fossero servite da lezione. Nel 2014 il concetto di “terza guerra mondiale” non è così utopistico, anzi è più che mai concreto e visibile ai nostri occhi. Certamente la situazione è ancora in evoluzione e per questo c’è la speranza che tutto vada per il meglio e si trovino delle condizioni di pace adeguate. Attualmente i poli principali del conflitto sono l’Iraq, l’Ucraina, la striscia di Gaza, la Nigeria, la Libia, la Siria, con un totale di migliaia e migliaia di vittime per la maggior parte tra i civili. E’ fondamentale, prendere in considerazione l’aspetto delle vittime, in quanto accade sempre più spesso che una fazione estremista si difenda dietro a persone innocenti, le quali vengono sterminate al suo posto, un caso evidente è quello di Hamas nella striscia di Gaza. A mio modo di vedere, le guerre a cui assistiamo oggi hanno un unico motivo conduttore: il tentativo di arricchirsi. A puro titolo di esempio, quando è iniziata la guerra civile in Siria (stato abbastanza povero di risorse), la NATO è intervenuta dopo diverso tempo, al contrario, in Libia (nazione ricca di petrolio), gli stessi stati si sono, immediatamente, mossi contro il dittatore Gheddafi. Lo stesso discorso vale, in parte, per la situazione dell’Ucraina, infatti una delle cause del conflitto è il gas-dotto che rifornisce buona parte dell’Europa. In altri casi, invece, è l’odio inveterato, la causa delle ostilità, così come accade da circa 70 anni tra Israele e la Palestina. Infatti è bastata una serie di provocazioni da parte di Hamas, culminate nell’uccisione di tre ragazzi israeliani, per far riemergere lontani rancori e provocare l’ennesimo scontro tra questi due stati. Cambiando discorso, i due episodi diffusi dai mass-media che mi hanno segnato maggiormente sono: l’abbattimento di un aereo di linea malese e la decapitazione in diretta di due giornalisti americani da parte di un jihadista islamico. Nel primo caso si tratta di un tragico errore per cui un semplice Boeing 777 con a bordo 298 persone, è stato scambiato per una minaccia e abbattuto da un missile. Per quanto possa essere ritenuto uno “sbaglio”, a mio modo di vedere, riflette in maniera chiara la situazione odierna, per cui la ricerca spasmodica dei punti deboli del nemico, porta a stragi di innocenti come quella appena descritta. Nel secondo caso, invece, si tratta di un avvertimento da parte degli jihadisti contro gli americani, la minaccia è quella di uccidere tutti i prigionieri trattenuti se non cesseranno i raid sull’Iraq. Questo avvenimento sconcertante dimostra come gli islamici siano disposti a tutto pur di difendere il loro stato (ISIS) dagli attacchi aerei degli USA, così da costringere Obama ad operare una scelta. Altri episodi simili a quest’ultimo sono stati filmati da Amnesty International, in territorio nigeriano, dove i membri della milizia civile sono stati ripresi mentre tagliano la gola ai prigionieri. In Nigeria vi è un conflitto armato non internazionale in cui sia Boko Haram (gruppo islamista) che la Civilian Join Task Force (la milizia civile) hanno infranto il diritto internazionale, provocando circa 4 mila vittime in un anno. Restando in territorio africano, si combatte anche in Libia, perché la caduta del dittatore Gheddafi nel 2011, ha causato un vuoto politico che è stato colmato da milizie tribali rivali. L’obiettivo comune non è quello di istituire uno stato democratico, bensì quello di appropriarsi del potere politico ed economico a fini dello sfruttamento. Stime spaventose giungono, invece, dalla Siria dove in tre anni e mezzo di ostilità si contano circa 190.000 morti. Questo conflitto ha diviso in due sia i paesi asiatici confinanti che l’ONU, infatti Iran, Iraq, Cina e Russia si sono schierati a favore del governo, mentre Arabia Saudita, Qatar, USA, Francia e Regno Unito sono dalla parte dei ribelli. Un altro fronte che resta molto “caldo” è quello ucraino, tale contesa è cominciata a causa della penisola della Crimea, la quale prima si è dichiarata indipendente in parlamento con 78 voti favorevoli su 100, poi si è annessa alla federazione russa. Tale annessione è stata ritenuta illegittima da varie organizzazioni mondiali, tra cui l’UE e l’OSCE, perché in violazione sia del diritto internazionale che del diritto costituzionale interno. Le ostilità stanno raggiungendo livelli sempre più preoccupanti e il presidente ucraino Poroshenko ha indetto nuove elezioni per il 26 ottobre, a sua detta necessarie a porre fine alla guerra e integrarsi nell’UE. Per quanto riguarda le mie opinioni generali, ritengo che la guerra debba essere uno scontro fra i pochi potenti, per stabilire delle condizioni adatte alla convivenza fra tutti gli uomini, e non una carneficina dei molti poveri cittadini. Di questo passo, la prima causa dell’estinzione dell’uomo sarà l’uomo stesso, dato che un ordigno nucleare nel 1945 fu in grado di distruggere una città, mentre attualmente potrebbe annientare l’intero pianeta. D’altro canto però “le nuove armi cambiano le guerre, ma le guerre cambiano il mondo”, (cit. da “Il mestiere delle armi”) infatti nella storia dell’umanità spesso sono stati proprio i conflitti a comportare dei grandi cambiamenti positivi. Fermandomi a riflettere ho provato a stabilire un criterio di distinzione tra popoli dalla parte del giusto e quelli in torto, ma senza riuscirvi. La guerra, infatti, è un problema che non ha soluzione, poiché ogni scontro è diverso dall’altro e i particolari da considerare sono eccessivi. Inoltre, pare che di fronte agli interessi di chi esercita il potere, gli accordi internazionali e i diritti umani siano carta straccia, parole prive di significato che possono essere manipolate a proprio vantaggio. Concludo dicendo che, per quanto si possa dire sulla guerra, nessuna parola può essere in grado di descriverla veramente, perché essa può essere compresa solo quando viene vissuta sulla propria pelle. I conflitti, invece, sono ordinati da persone che non hanno mai subìto le atrocità belliche, per questo temo che ogni strada percorribile verso la pace, conduca ad un vicolo cieco.

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